lunedì, ottobre 23, 2006

Rennes

Deciso a rompere la monotonia di week-end decisamente poveri di avvenimenti, accetto di prendere parte ad una gitarella a Rennes in compagnia del bolognese e dell'ascolano. Destatomi miracolosamente da solo alle nove e cinque, dopo che la sveglia delle nove non aveva suonato, mi fiondo in stazione mentre il cielo sembra promettere la solita abbondante quantità d'acqua. Dopo un attimo di esitazione per il prezzo esorbitante del biglietto, montiamo sul treno dove conosciamo subito un gentile signore che, gradito benché non richiesto, decide di raccontarci la storia della Bretagna, corredata da informazioni turistiche su Rennes, per finire con l'indirizzo delle sue creperie preferite in città. Una lunga passeggiata ci fa scoprire subito il bel centro storico, per metà medievale, con le classiche case listate di legno, in parte settecentesco, a causa dell'incendio che ne ha distrutta una buona metà alcuni secoli or sono. Neppure il tempo di trovare un posto in cui mangiare, che un baffuto bretone dalla buffa parlata italiana si offre di condurci, anch'egli di sua iniziativa, in visita all'unica porta medievale della città sopravvissuta all'incendio, a suo dire meta poco conosciuta ma imperdibile, passando per il grande mercato, dove non perde l'occasione per farci acquistare un tipico dolce bretone (composizione: quattro parti e mezza di farina, tre di burro e due di zucchero), per raccontarci di come un ingegnoso contadino locale sia riuscito ad aggirare il problema delle quote latte inventando una birra prodotta con le eccedenze, e per farci conoscere la specialità locale, di cui facciamo poi incetta per pranzo: la gallette saucisse, ovvero una gallette arrotolata intorno a un sugoso salsicciotto! Annaffiato il tutto con due buone bottiglie di cidre ed effettuata una congrua pausa digestiva su una panchina in Place de la Mairie, facciamo tappa al museo della Bretagna prima di fare rientro a casa, per scoprire, in serata, che a fronte della nostra giornata calda e soleggiata, a Nantes ha diluviato per tutto il giorno. Così c'è ancora più gusto!

venerdì, ottobre 20, 2006

Nuove frontiere della devastazione

Situazione surreale mercoledì sera alla Bourgeonniere. Le due cucine più grandi sono fuori uso (quattro fuochi ciascuna), cosicché restano solo le due placche elettriche dell'undicesimo piano a disposizione dei centosessanta abitanti del bâtiment C. Sfruttando il fatto che non tutti si preparano da mangiare e, se lo fanno, mangiano verso le sette/sette e mezza (più o meno come i bolognesi), verso le otto e mezza riesco ad accaparrarmi un fornello per preparare la pasta. Nel frattempo taglio le patate con l'intenzione di farmele in padella insieme all'hamburger che, comprato il giorno prima, ho conservato fin'ora sul davanzale. Proprio sul più bello, però, TLAC! anche l'ultima cucina passa a miglior vita, tra le bestemmie corali degli astanti. Attendo ancora qualche minuto per permettere alla pasta di finire di cuocersi per osmosi nell'acqua tiepida, e me ne torno mestamente in camera mia. Mangiato il gustoso primo piatto, raccolgo le patate che già iniziano a ricoprirsi di un'inquietante ossidazione marrone e faccio un'ultimo giro di perlustrazione per il bâtiment. Trovato un microonde funzionante, mi decido, ormai disperato, a tentare il tutto per tutto: sbatto tutto dentro e mi apposto nei pressi del pulsante di accensione del forno. Qualche minuto, molti CLIC e un ustione da vapore bollente dopo, posso finalmente gustare quello che è diventato un blocco unico e di consistenza indefinita, in parte spappolato, in parte rigido come una suola di scarpe. Ah, i piaceri dell'Erasmus!

mercoledì, ottobre 18, 2006

L'aviron

Il giovedì, perloppiù sgombro di lezioni e di scocciature scolastiche di vario genere per noi studenti del terzo anno, è il giorno dell'avirone. Ci si reca al fiume per le 12.30, orario balzano ma scelto per permettere anche a chi è al primo o al secondo anno di essere presente sfruttando la pausa pranzo, e si comincia subito con la parte più faticosa: dopo essersi scannati per ottenere una barca dalla rimessa, è infatti necessario carreggiarla, insieme con i remi, fino al cigolante e affollato moletto, stando attenti a non sbattere in acqua qualcuno urtandolo con un remo, come nella migliore tradizione Stanlio&Olliana. Dopodiché si alloggiano i remi e si sale, sempre avendo cura che durante queste operazioni la barca non prenda autonomamente il largo, specie se hai un piede dentro e l'altro ancora sul molo. Fatto tutto questo, rimane giusto il tempo per fare qualche bel giretto alla scoperta del lungofiume, assaporando il piacere di ogni remata, frequentemente interrotto da uno o più dei seguenti incovenienti: il remo si incaglia nel roveto a bordo del fiume, ti accorgi che ti stai andando a schiantare sulla riva e tenti impacciatamente di salvarti, un motoscafo ti costringe a rallentare per lasciarlo passare, qualcuno più spedito di te ti passa troppo vicino e preferisci evitare una spiacevole collisione, ti asporti a più riprese con le unghie la pelle delle nocche nel compiere il gesto della remata, ti schiacci i pollici tra i due remi in circostanze analoghe, piove (toh?!), sbatti il remo contro quello del tuo eventuale compagno (in caso di barche multiple), un remo entra o esce dall'acqua intempestivamente rischiando di farti ribaltare...tutte amenità che si spera con la pratica diverranno più rare. Quando poi finalmente hai preso il ritmo e e inizi a gustare la brezza che ti lambisce a ogni colpo vigoroso, alzi lo sguardo e ti accorgi che il molo è lontanissimo ed è già ora tornarsene a casa.

sabato, ottobre 14, 2006

Le Remorqueur

Siamo rimasti in tre, pochi ma buoni. Il Remorqueur ci attende a pochi passi, ormeggiato sulla riva della Loira come un vecchio stanco. Sembra celare al suo interno qualcosa di insolito, di straordinario. Curiosi di scoprirlo, siamo subito sul ponte. Saliamo la prima rampa di scale, la seconda, ed eccoci nella cabina di pilotaggio. Luce fioca, un piccolo bar, quattro o cinque persone che bevono birra, fumano. Note allegre iniziano ad arrivare fino a noi, attutite. Si discende una scaletta di metallo, si attraversa un piccolo ballatoio, ancora una scaletta. Siamo nella stiva. E' tutto piuttosto buio, ma tutt'altro che tetro. Intorno a noi, gente che parla seduta a tavolini di legno, ubriachi che barcollano senza una meta precisa. C'è qualcosa di magico in questo posto, la mente vola verso galeoni dei pirati e bar di pescatori in riva al mare. La musica danza ormai intorno alle nostre orecchie. A destra, a prua, due fisarmonicisti sdentati che sembrano appena usciti da un film di Kusturica, accompagnati da un talentuoso batterista, cantano canzoni allegre con voce roca e commovente. Davanti a loro, si danza seguendo quel ritmo un po' gitano, senza pensare a niente.

martedì, ottobre 10, 2006

Non si capisce il senso di vendere le zucchine all'unità invece che a peso

I negozi di alimentari da queste parti, specie i supermercati, versano tutti in condizioni igieniche che definire disastrose è poco. Aggirandosi tra gli scaffali si vedono barattoli in cui galleggiano oggetti non identificabili che aprono la mente alle più disgustanti congetture. Per non parlare poi delle già citate patatine! Ma quello che lascia veramente allibiti sono i prodotti del banco frigo: tra decine e decine di formaggi di ogni tipo, non è infrequente che una buona metà siano completamente ammuffiti! Che schifo! Roba da chiamare i NAS!

lunedì, ottobre 09, 2006

Tonus

Dopo averne sentito tanto parlare, arriva anche per noi il momento del primo tonus. Termine utilizzato, a quanto pare, solamente nell'ovest della Francia, e nemmeno tutto, sta ad indicare una festa studentesca, avente generalmente luogo in un club o in un disco pub, sovente in regime di open bar, il che, per i profani, significa che pagando un biglietto di ingresso si può poi bere gratuitamente a più non posso.
L'inizio essendo previsto per le undici, ci rechiamo con qualche anticipo, cavalcando i nostri prodigiosi veloni, al Quai West, locale in riva alla Loira designato per ospitare la serata. La coda è già lunga e piena di giovani urlanti e non tutti perfettamente sobrii. Il guardaroba è gratuito per gli studenti dell'Ecole Centrale, dal momento che questo è proprio il tonus organizzato dal nostro Bureau des Eleves. Una volta dentro, decidiamo di darci subito da fare con gli alcolici, ma come prevedibile il servizio lascia alquanto a desiderare: baristi improvvisati servono drinks annacquati, (maledetti, alla fine della fiera non avrò bevuto nemmeno la metà dei dieci euro che avevo sborsato!) e trangugiarne una decina ha come unico effetto quello di farmi scegliere come zona di stazionamento preferita quella più vicina alla toilette. Ogni tanto si saluta qualche francese più o meno sfinito e qualche brasiliano più o meno esagitato. Si va avanti così per qualche ora, senza particolari picchi di entusiasmo, finché non se ne ha abbastanza. Poi, tutti insieme, si monta nuovamente in sella per farsi una salutare pedalata notturna fino a casa.

venerdì, ottobre 06, 2006

Chips Vinaigre Balsamique Savoureuses & Croustillantes

Porci! Ma come si fa anche solo a immaginare una cosa del genere?? Mi domando se sia più maiale chi le vende o chi le mangia, anche se propendo per il secondo. L'altra sera invito Stephan in camera mia a vedere Thirteen in francese (tanto per allenarsi un po'), e lui si presenta in compagnia di Dominique, la quale mi ammanisce, gentile cadeau, un pacchetto (peraltro già iniziato, vabbè), dello snack in oggetto. Lì per lì, allibito, non me la sono sentita di assaggiarle, e ho anzi addirittura tentato di restituirgliele al termine della serata. Tuttavia, pur avendo già potuto constatare come i gusti anglosassoni siano deviati (la gentile donzella, al cinema, non aveva trovato niente di meglio, da sgranocchiare durante il film, dei pop-corn caramellati, di cui ignoravo persino l'esistenza), qualche giorno dopo non mi sono trattenuto e ho assaggiato le gustose patatine. Allucinanti! Il colpo di grazia è venuto poi dalla lettura della composizione: una trafila di ingredienti provenienti dai più oscuri meandri dei regni vegetale, animale e oltre. Un miscuglio che nemmeno la più fervida immaginazione sembrerebbe poter concepire. Di patate, ovviamente, quasi nessuna traccia. Mon dieu!

mercoledì, ottobre 04, 2006

Cravatta

Lezione di Leadership, prima pausa della mattinata (alle nove e quarantacinque, avendo cominciato alle nove. Perché si sa che dopo un po' l'attenzione cala, vuoi mica che i poveri ragazzi ti si deconcentrino?!). Quasi tutti escono dall'aula, tranne me, il professore, che indossa camicia e cravatta, cosa comune all'Ecole de Management in cui frequentiamo le lezioni dell'opzione professionale e rarissima all'Ecole Centrale, in cui non è infrequente vedere arrivare gli insegnanti in sandali e bermuda, e pochi altri. Improvvisamente, dalle retrovie si alza un tizio; si avvicina a passo spedito verso il docente che sta trafficando con le sue scartoffie alla cattedra, e, brandendo una cravatta, gli chiede se può annodargliela al collo, ammettendo di esserne incapace. Sarebbe stato esilarante se il professore avesse risposto che neanche lui ne era in grado e che gliel'aveva fatto sua madre la mattina, ma è stato ugualmente singolare vederlo prodursi in un prolungato abbraccio all'impavido studente, il quale, alla fine, se n'è andato soddisfatto sfilandosi la cravatta per conservarla, già annodata, per chissà quale occasione elegante. Il professore, alquanto perplesso, non ha potuto fare a meno di ricambiare, imbarazzato, il nostro sguardo divertito.

lunedì, ottobre 02, 2006

Vide un lago ed era il mar

La grande Bourse aux Vélos di sabato ha portato un nuovo elemento all'interno della già vasta compagnia. Non ha ancora un nome (si accettano suggerimenti) ma, dopo poco più di ventiquattro ore insieme, ha già una cinquantina di chilometri all'attivo. La biciclettata odierna ha avuto come meta, dopo un fin troppo dettagliato tour, non del tutto voluto, della periferia più o meno residenziale nantese, le Lac de grand Lieu, uno sterminato acquitrino di discreto valore naturalistico oltre che alquanto suggestivo e battuto da un vento forsennato (vedere capigliatura sconvolta nella foto, peraltro sintomatica della necessità urgente di un rendez-vous con un barbiere). L'abitudine di andare a mangiare fuori città alla domenica non essendo diffusa tra gli indigeni, siamo stati costretti a fare letteralmente scalo all'aeroporto per trovare finalmente, sulla via del ritorno, l'unico esercizio commerciale in tutti i dintorni di Nantes che potesse fornirci qualcosa da mangiare. Rifocillatici e visti decollare un paio di aerei, ci siamo infine diretti verso casa, per arrivarvi dopo circa cinque ore e mezza dalla partenza (stanchi ma contenti della bella giornata trascorsa). Il dolore alla schiena, al collo, alle gambe, alle mani e, con rispetto parlando, al culo, sembra tuttavia voler velatamente insinuare che tutto sommato il tram non era poi così scomodo.