lunedì, novembre 24, 2008

Spettacolo

Sabato sera, si esce in formazione base, due soli elementi agili e cinici, pronti ad adattarsi all'evolversi delle circostanze senza l'inerzia tipica dei gruppi numerosi. Gli ingredienti perfetti per serate spettacolari. Ore nove, appuntamento al locale Tex-Mex con finalità prettamente alcolica per chi è solito cenare ad orario germanico, gastronautica per le persone normali. Piatti stracolmi e colorati decorano ognuno dei tavoli intorno al nostro, l'obiettivo prefissato è quello di riuscire ad ordinare la portata col migliore rapporto porcata/prezzo. Missione compiuta, dal momento che per una dozzina di dollari mi faccio portare una montagna di Supreme King Nachos addobbati con un'interminabile serie di condimenti dal guacamole alla carne in salsa piccantissima passando per i fagioli, le cipolle, i peperoni e la crema di formaggio che richiederanno notevoli impegno e dedizione per essere fatti sparire dal piatto, a qualsiasi costo. Perché si sa, è una questione di principio. Nel frattempo, mentre lotto eroicamente contro i conati di vomito, il mio compagno di serata inizia a manifestare interesse misto a preoccupazione per certe slumate indirizzategli da una tizia procace che siede alle mie spalle e al fianco di un tizio enorme. Quando quest'ultimo si alza repentinamente venendogli incontro vedo il terrore balenare nei suoi occhi per un istante, subito spazzato via da un sospiro di sollievo: "uff, è gay!". Il tizio, orecchino sparluccicante, camicia nera, tergisudore nero al polso e pantalone in pelle nera, è professionale messaggero, forse di lunga esperienza: "la mia amica dice che sei figo, è il momento di andare fuori a fumare una sigaretta". Sempre fedeli al motto "non è il caso di essere scortesi", lascio il mio amico al suo dovere e mi faccio prestare la bici per fare nel frattempo una gita fino al bancomat. Nel preciso istante in cui usciamo, naturalmente, inizia a nevicare a vento noncurante dei 18 gradi di fino a due giorni prima, i quali mi avevano indotto ad uscire di casa leggerino, cioè con solo due maglioni e un impermeabile sopra le due magliette. Di ritorno al ristorante mi ricongiungo al mio socio, e insieme ci dirigiamo verso il vicino locale, dove, mi spiega, ha invitato la suddetta tipa a raggiungerci più tardi. Locale dove, tuttavia, già un'altra tipa avrebbe dovuto ben presto raggiungere il mio amico. Disorganizzato o amante del rischio? Sprovveduto o fine conoscitore delle leggi della statistica? Sarà la Storia a dirlo.
Ben presto la tipa del Tex-Mex fa il suo ingresso seguita soltanto dal suo amico. All'improvviso la prospettiva di una serata a quattro si fa inquietante per me vista l'iniqua distribuzione delle attitudini sessuali dei presenti. Il tempo di scambiare due parole e il mio compare mi si rivolge con sguardo inquieto profferendo un "oddio, questa qui è una che sa esattamente quello che vuole!". Annusata l'aria, mi alzo immediatamente, un attimo prima di rimanere invischiato in una situazione imbarazzante. Vado in giro per il locale divertito dalle circostanze, incrociando le occhiate ammiccanti del panterone nero, e interrotto di tanto in tanto dal mio amico che, complice la presunta incontinenza della sua amica, una siculo-canadese dai modi piuttosto spontanei, viene sempre più agitato a chiedermi consiglio su come evitare un tragicomico incontro a tre con la sopraggiungente invitata. Incontro che peraltro il sottoscritto non può che stare pregustando con impazienza, promettendo questo di mettere la ciliegina sulla torta di una serata da top-ten dell'assurdo. Ma le ore passano, la situazione non si evolve, e tra due chiacchiere con qualche altra cliente del locale tanto per passare il tempo e una canzone dei Vampire Weekend, finalmente la tipa toglie il disturbo insieme al suo silenzioso accompagnatore. Giusto in tempo per ricevere un sms di scuse dall'altra tipa che dice di non essere riuscita a finire di lavorare in tempo. E, ballando sulle note delle ultime canzoni prima di essere sbattuti fuori dal locale e andare a fare i conti con i Nachos di qualche ora prima nell'intimità delle proprie stanze, ci si può anche togliere la soddisfazione di rispondere, sollevati, con un classico "peccato che tu non sia venuta, sono stato qui ad aspettarti per tutta la sera!".

domenica, novembre 09, 2008

Trip

Il week-end cominciato martedì sera a causa dello sciopero degli assistenti e dei ricercatori che ha bloccato l'università, ha permesso di rallentare il ritmo e di ricaricare le batterie. Venerdì, al terzo giorno consecutivo di cazzeggio indisturbato, decido di partire in tarda mattinata per una gita nell'ancora inesplorata parte est della città. La meta, del tutto pretestuosa, è uno snack bar indicato, con buona ragione, come il ristorante più economico di tutta Toronto. Inforcata la bici, il tempo di preoccuparsi per la sua scarsa capacità frenante ed ecco che salta all'occhio l'innaturale oscillazione del pedale destro. Troppo poco per fare desistere l'intrepido esploratore dell'ignoto. Qualche chilometro in direzione di Bologna più tardi, oltrepassato il fiume che sfocia nel lago Ontario sembra di sbarcare nell'America un po' stanca e trasandata dei fratelli Coen. Proprio all'angolo tra due grigie strade trafficate sta una scaletta che conduce ad una porta sopra la quale campeggia l'insegna “Gale's Snack Bar”. Verrebbe da dire che varcata la soglia ci si ritrovi trasportati direttamente negli anni cinquanta, se non fosse che per l'appunto l'arredamento tradisce impetosamente i suoi cinquant'anni di età. Clientela colorita alla vista e all'olfatto, pavimento sconnesso, sgabelli tondi in similpelle arancione, tavoli infilati tra panche dello stesso colore, registratore di cassa d'antiquariato e bricco del caffè come da migliore tradizione cinematografica (i rabbocchi sono gratuiti) fanno da corollario alla tavola gialla del menu affissa dietro al bancone: fetta di torta, 85 centesimi; fetta di torta con gelato, 1 dollaro e quindici centesimi; club sandwich, 1 dollaro e 95 centesimi. Essendo in vena di scialacquare, mi concedo un panino al tacchino, 3 dollari, che naturalmente viene servito d'ufficio con patate fritte. Soddisfatto, mi metto sulla via del ritorno, e come da copione il pedale traballante, le cui condizioni si erano fatte via via più precarie pur senza che la mia determinazione ne risentisse, cede definitivamente a un paio di chilometri da casa. Che raggiungo con calma, non prima di una lunga sosta tra gli splendidi negozi di abbigliamento vintage di Kensington Market. A seguire, serata in locale con musica anni 80. E mi tocca andarci a piedi.

sabato, novembre 01, 2008

Halloween

Dopo essermi svegliato mercoledì mattina e aver trovato il campus imbiancato da una discreta nevicata autunnale, mi alzo dal letto due giorni dopo e il termometro dice 19° C. Il buonumore dovuto alla singolare prospettiva di vedere pinguini saltellare allegramente tra le palme da cocco nei prossimi mesi è però mitigato dalla consapevolezza di essere costretto tra le mura domestiche dall'ennesimo compito a casa del valore del 3% del totale finale da consegnare in serata. Tra una bestemmia e l'altra mi metto all'opera sbirciando dalla finestrella il sole che tramonta impietoso su quello che in teoria dovrebbe essere il mio venerdì libero. Per consolarmi del triste pomeriggio, verso le otto mi reco in un locale tipico a guardare la partita del Mago mangiando ali di pollo alla griglia con salsa all'aglio. Al tavolo di fianco al mio siedono Mario, Luigi, la Principessa Peach e il Fungo Toad. Finita la partita monto in sella e, sfrecciando tra zombie, vampiri ed infermiere sexy di vario genere, raggiungo il party di Halloween che ha luogo in un appartamento con pareti vetrate al ventunesimo piano di un grattacielo in pieno centro. Nonostante la mia principale preoccupazione sia quella di trovare una cannuccia che mi permetta di bere comodamente, tutti sembrano apprezzare molto la mia maschera e continuano a chiedermi che personaggio sono. I più esperti si arrischiano provando a citare qualche titolo di film che non conosco. Il mistero sembra destinato a rimanere irrisolto.