mercoledì, gennaio 31, 2007

Pillole

I due hamburger. Un tizio per le scale si dirige verso la cucina trasportando una pila di stoviglie in cima alla quale sta una confezione, aperta, di due hamburger. Il tizio inciampa, forse distratto dal mio saluto, cerca di salvare il salvabile ma i due hamburger si spiattellano impietosamente su di un gradino. Il tizio raccoglie con calma i due hamburger e continua in direzione della cucina. Si presume che abbia ritenuto una bella sciacquata più che sufficiente a soddisfare le sue esigenze igieniche.

MacDonald's. Andiamo a cena fuori in onore del messicano Miguel, che parte l'indomani. Dopo che, interpellato, avevo detto che mi andava bene qualsiasi posto, escluso possibilmente il MacDonald's, la scelta cade sul Ristorante Pizzeria “Piazza d'Italia”, con tanto di colonne, statue di gesso e paesaggi veneziani dipinti alle pareti. Touché, preferivo il MacDonald's.

Il nano. Vado dal professore nano a chiedergli qual è la scadenza per consegnare un compito assegnatoci tempo addietro. Quello mi guarda attonito per un istante e poi fa: ieri! Era una battuta. Ahahah. Che ridere.

lunedì, gennaio 22, 2007

La condizione umana

Le nostre tradizioni e i nostri comportamenti, è riconosciuto, sono immancabilmente determinati dal contesto socio-culturale in cui nasciamo e cresciamo, vivendo e relazionandoci tutti i giorni con le persone che ci stanno attorno, che hanno perloppiù i nostri stessi punti di riferimento e con le quali condividiamo un consistente bagaglio di informazioni. Non per questo, per contro, possiamo dire di sentirci diversi da coloro i quali provengono dalle più disparate parti del mondo, solo perché la società che ha posto le basi alla loro formazione è più o meno lontana o differente dalla nostra. C'è qualcosa che non manca mai di legarci l'uno all'altro, di farci condividere la medesima condizione di essere umano. Non c'entrano la globalizzazione, le multinazionali, la diffusione capillare e in tempo reale di dati di ogni genere attraverso i media, le possibilità praticamente illimitate di comunicare senza difficoltà da un lato all'altro del pianeta. E' qualcosa che va oltre tutto ciò, che risiede nella nostra più profonda identità biologica. Ci sono momenti nella vita, in cui ci si rende conto che siamo veramente tutti uguali, che le regole della nostra convivenza non hanno bisogno di essere stabilite né tantomeno accettate, perché sono scritte nel nostro DNA e risiedono in noi fin dal giorno della nascita. Per me questo momento è arrivato quando ho scoperto che in Sudafrica e in Germania si pratica, con regole identiche alle nostre e che per questo non possono che essere parte del nostro corredo genetico, l'ancestrale gioco che tutti voi conoscete e di cui viene proposta, a inoppugnabile dimostrazione, un'eloquente illustrazione.

giovedì, gennaio 18, 2007

Il blocco dello scrittore

Non so cosa scrivere, non ho nessuna ispirazione particolare. So che per fidelizzare il pubblico del blog, volubilissimo, bisogna aggiornare frequentemente, altrimenti dopo due visite a vuoto ci si dimentica di andare a controllare, anche se è vero che allo stesso tempo non bisogna farlo nemmeno troppo di frequente, sennò si rischia di bruciare un post (infatti tutte le volte che ho inviato due post consecutivi il primo dei due è rimasto completamente ignorato). Tuttavia niente, il periodo di esami a ritmo martellante non dona spunti alla mia mente (escludendo naturalmente le cose che non si possono raccontare, mamma!). In ogni caso, the show must go on, quindi almeno con questo artifizio ho dato una scrollata alla pila dei messaggi, che stava cominciando a impolverarsi. A presto!

mercoledì, gennaio 10, 2007

L'ultimo bidè


Il sapone usciva
copioso
senza risparmiarsi
come consapevole del distacco
imminente e prolungato.
Il rubinetto miscelava
sapientemente
l'acqua calda e quella fredda
con cura, come se sapesse
che per lungo tempo
getti termicamente dissimili
avrebbero reso sgradevole
qualsiasi operazione igienica.
Le natiche assaporavano
ogni goccia
tiepida, che le lambiva
asportando dolcemente
le impurità
e godevano della comoda posizione
seduta.
Oh
bidè, bianco oggetto del desiderio
il cui nome
portatore di galliche sonorità
fa apparire tanto vicino
ma, in realtà, così lontano.
Per quanto ancora durerà
la nostra separazione
la tua assenza?
Io sento la tua
mancanza
tu senti
la mia?