sabato, giugno 06, 2009

Diario di bordo

Il mio taccuino di appunti di viaggio è un cimitero di buone intenzioni. Raccoglie un discreto numero di tentativi presto abortiti, all'incirca uno per ciascuna delle mie recenti gite, quelle di breve come quelle di più lunga durata, di produrre una raccolta completa dei miei brillanti pensieri e osservazioni. E' così che si comincia in data 4 settembre 2006 con il treno che fendendo deciso la notte mi lanciava verso Nantes e le sue abbondanti precipitazioni. Per addirittura dieci giorni consecutivi mantengo incredibilmente fede al proposito, e la dozzina di pagine consegnate ai posteri contiene perloppiù una variegata collezione di insulti diretti al popolo francese e alla sua cultura tout court. Poi il nulla. L'autore sembra essere stato inghiottito dalle tenebre come il capitano Marlowe nella foresta africana, o come un utente Wind. Poche righe appaiono nei mesi successivi, fino al viaggio gastronautico in Normandia. Due giorni di dettagliati reportage, poi le ostriche e il sidro prendono il sopravvento.
Una volta a Toronto, cambiare strategia e optare per un meno elaborato elenco di eventi salienti non giova alla persistenza dell'iniziativa. L'utente Wind sembra ora stare dettando le sue memorie via telefono ad un sordomuto. Dalla galleria. Non ha sorte migliore il tentativo brasiliano, ancora una volta partito con grande entusiasmo. Sembra dunque destino che delle più o meno mirabolanti avventure, tra fiumi di caipirinha, churrasco, paranoie varie e ciabatte infradito, debba rimanere traccia solo nella mia memoria.
I pochi appunti relativi al week-end on the road a Chicago dimostrano come fatti scarsamente rilevanti, che si annotano frettolosamente per non correre il rischio di dimenticarli, meriterebbero invece di essere abbandonati al vaglio implacabile dell'oblio: in tutta sincerità, "pisciare in pullman durante l'accesso alla rampa autostradale non si rivela la scelta migliore" è probabilmente un'osservazione della cui perdita l'umanità avrebbe saputo farsi una ragione. Di rilevante, lo stream of consciousness interrottosi ancora prima di mettere piede sul suolo dell'Illinois ha così mancato di riportare la vana ricerca dell'astuta couchsurfer sotto una pioggia insistente che sembrava voler fare da ideale continuazione al diluvio carioca, il vagabondaggio notturno costellato di incontri assurdi e casuali, il fratello africano che in metropolitana si complimenta per il mio zaino smaccatamente anni '90, la deep-dish pizza, Pistol Pete e Sweet Home Chicago.
Foorse, invece di cercare di stare al passo col presente per non scordarne neanche un momento, la cosa migliore è raccontare ciò che è rimasto del passato, mentre nuovi orizzonti si aprono davanti agli occhi e, sorvolando l'America, dal finestrino si comincia a scorgere l'oceano Pacifico.

(San Francisco: un po' una piccola Ancona con tutte le sue salite e discese)