lunedì, gennaio 22, 2007

La condizione umana

Le nostre tradizioni e i nostri comportamenti, è riconosciuto, sono immancabilmente determinati dal contesto socio-culturale in cui nasciamo e cresciamo, vivendo e relazionandoci tutti i giorni con le persone che ci stanno attorno, che hanno perloppiù i nostri stessi punti di riferimento e con le quali condividiamo un consistente bagaglio di informazioni. Non per questo, per contro, possiamo dire di sentirci diversi da coloro i quali provengono dalle più disparate parti del mondo, solo perché la società che ha posto le basi alla loro formazione è più o meno lontana o differente dalla nostra. C'è qualcosa che non manca mai di legarci l'uno all'altro, di farci condividere la medesima condizione di essere umano. Non c'entrano la globalizzazione, le multinazionali, la diffusione capillare e in tempo reale di dati di ogni genere attraverso i media, le possibilità praticamente illimitate di comunicare senza difficoltà da un lato all'altro del pianeta. E' qualcosa che va oltre tutto ciò, che risiede nella nostra più profonda identità biologica. Ci sono momenti nella vita, in cui ci si rende conto che siamo veramente tutti uguali, che le regole della nostra convivenza non hanno bisogno di essere stabilite né tantomeno accettate, perché sono scritte nel nostro DNA e risiedono in noi fin dal giorno della nascita. Per me questo momento è arrivato quando ho scoperto che in Sudafrica e in Germania si pratica, con regole identiche alle nostre e che per questo non possono che essere parte del nostro corredo genetico, l'ancestrale gioco che tutti voi conoscete e di cui viene proposta, a inoppugnabile dimostrazione, un'eloquente illustrazione.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

noooo... quanti ricordi di gioventù, avevo persino rimosso l'esistenza di codesto giochino!
ma siamo allora in presenza di un universale antropologico? seguirà dibattito.

Anonimo ha detto...

OH-MIO-DIO!!!
Sono sconvolto. Se solo fossi nel ramo credo ne farei la mia tesi di laurea.
Mi chiedo anche come si sia arrivati alle circostanze che ti hanno permesso di fare questa scoperta, ti prego di svelarcele al più presto.

elino ha detto...

Come per tutti i bisogni primitivi (cacca, pipì, mangiare, gioco del cerchietto) si è trattato di un fatto puramente istintivo: uno dei due ha più o meno consapevolmente formato un cerchio con le dita e l'altro ha avuto come riflesso automatico quello di cercare di perforarglielo. Inoltre non escluderei che quello che ha cominciato abbia potuto dare inconsciamente per scontato che l'altro conoscesse le regole! Davvero stupefacente!