giovedì, settembre 04, 2008

Paese che vai, usanze che trovi

Finalmente spensierato e libero di sputtanarsi le giornate come più gli aggrada, il vostro antropologo preferito ha deciso di calarsi nella cultura nordamericana trascorrendo una serata all'insegna delle più veraci tradizioni indigene. Il programma, con inizio nel tardo pomeriggio, era così concepito. Cena in un ristorante tipico, Kentucky Fried Chicken. Siccome ci tengo a non sembrare un turista schizzinoso che non si fida della gastronomia del posto, mi faccio dare il panino più ripieno possibile con supplemento di tutte le salse che mi vengono offerte, compreso un barattolo da 100 ml di uno strano sugo marrone al sapore di pollo dentro al quale, per non sbagliare, inzuppo tutto quello che mi capita a tiro, esclusa la Pepsi. Seppure stordito dall'acidità di stomaco mi lancio di corsa all'appuntamento con i colleghi internazionali, giungendovi con quindici minuti di ritardo, ovvero appena in tempo per aspettarne altri cinque prima di vederli arrivare serafici annunciando di aver tardato per cenare. Si prende posto nei nosebleeds e si apprezza il panorama della CN Tower che sovrasta l'arena. Dopo gli undici interminabili inning necessari a decretare un vincitore, la considerazione principale che emerge è sostanzialmente una: il baseball non è uno sport. Si tratta in realtà di una trovata di marketing diabolicamente congegnata dai produttori di patatine e bevande gassate, non esiste alcun'altra spiegazione. Per dare un'idea delle sensazioni suscitate dallo spettacolo utilizzando un paragone accessibile, si immagini di assistere ad una sfida ai calci di rigore della durata di oltre tre ore e mezza, resa più varia da jingle sparati a tutto volume tra un tiro e l'altro e da regole spesso apparentemente prive di ogni logica. Inevitabile di conseguenza il ricorso compulsivo ad attività quali il saluto isterico al maxischermo e il consumo di grassi saturi di varia origine, alle quali la partita sembra limitarsi a fare stancamente da contorno. Meritevole, a onor del vero, il momento in cui il tetto semovente dello Skydome si è chiuso sopra le nostre teste tra scenografiche rotazioni e scorrimenti di carrelli e lamiere. Ed infine, sulla solitaria strada di casa, non poteva mancare una sosta per chiudere in maniera coerente l'esperimento culturale, rifornendosi di una bella ciambella glassata al cioccolato. (avviso ai parenti: le abitudini alimentari descritte sono state enfatizzate e sono da ritenersi comunque non rappresentative della normale dieta dell'autore)

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciò che racconti non rappresenterà la tua dieta abituale ma, tragicamente, rappresenta la dieta abituale dell' americano (e forse anche del canadese, a questo punto) medio.
Disgustorama! Disgustomatico! Fermati finchè sei in tempo, o tornerai in Italia come un incrocio tra il Vale e il Mullah!! comunque il baseball non è così male, solo che visto senza sottotitoli è incomprensibile.

Anonimo ha detto...

vè che se diventi un ciccione poi perdi il tuo fascino retrò e ti tocca sopperire cominciando a fumare la pipa

Anonimo ha detto...

Duma, dopo avere letto il tuo post mi esce spontaneo dal cuore un amichevole "fatti i cazzi tuoi". Sarò un po' ingrassato ma rimango atleticamente superiore a te e credo all'80% della popolazione canadese ("dove ho preso questa statistica? da questo foglietto!" Mr B. docet)

elino ha detto...

Attenzione, lanciato il guanto di sfida dal Mullah! Chi sceglie l'ambito della tenzone? Corsa? Pugilato? Braccio di ferro? Addominali? (per me qui vince il Duma) Pes? (non molto atletico però) Duma non puoi non raccoglierlo! Filmate tutto e poi mettete su youtube!!!

Anonimo ha detto...

Sto organizzando una partita di baseball DumaVsMullah, all'ultimo sangue

Anonimo ha detto...

Mullah sei finito! ho guardato tutte le puntate di "Tommy la stella dei Giants" e sono campione di Superstars Baseball 2! non posso perdere!!