domenica, aprile 26, 2009

Il crogiolo culturale e i rischi della soda caustica

Sempre più svogliata e cigolante, la bicicletta monca mi porta fino a casa di Alibek, Curdo-Tedesco con la mania degli occhiali da sole e il vezzo di un enfatico vocabolario afro-americano, dove ha luogo il party di addio in vista della sua imminente dipartita. La fauna è variegata, e aggirarsi tra i sotto-party creatisi nelle diverse zone della casa essendo più sobrio della media dei presenti dà modo di assistere in sequenza a diversi siparietti che sommati l'uno all'altro forniscono la cifra stilistica di una serata di ordinaria surrealtà.
Pronti via, nemmeno il tempo di riempirmi un bicchiere di punch e mi becco un impezzo sulla condizione degli immigrati rumeni in Italia e la loro relazione con i recenti eventi di cronaca criminale, dalla quale svicolo mugugnando qualche generica considerazione sull'integrazione dei popoli e deviando il discorso sul comodo argomento della multiculturale società canadese. Nel frattempo un ciccione Canado-Giamaicano di nome Jaah mi chiede conferma del fatto che in Italia tutti vadano in giro per strada facendo roteare pasta per la pizza. Mi sposto sul terrazzo al piano di sopra incrociando una tizia coi capelli fucsia e mi trovo nel mezzo di una conversazione sull'importanza di Dio e della religione in cui un Nigeriano, un Canadese di madre Cino-Giamaicana e un nero enorme vestito come 50 Cent con tanto di croce d'oro al collo, tra uno "yo bro" e un "ya know what I mean", finiscono col concordare che, nonostante la reciproca incompatibilità e la corruzione esistente nelle vigenti istituzioni religiose, Dio non può che esistere, prova definitiva essendone che una volta un amico del nero è morto di colera a 27 anni e il giorno del suo funerale c'era il sole anche se il giorno prima pioveva. Mentre tutti annuiscono gravemente colgo l'occasione per svignarmela prima di essere interpellato e faccio ritorno al piano di sotto. Qui vengo impezzato in rapida sequenza prima da una bionda che mi dice di aver fatto un anno di scuole superiori a Battipaglia quando aveva 17 anni e poi da una tipa bassa e pettoruta, dalla fronte alta e fasciata da un tubino blu elettrico. Questa si rivolge a me con un accento incomprensibile che mi costringe a farle ripetere tre volte ogni frase. Le chiedo "uer ar iu from", e per fortuna mi trattengo dall'aggiungere "iu èv a streing acsent", perché quando mi risponde "I'm from here" mi rendo conto che è sordomuta. Telo con nonchalance e vado a fare due salti in soggiorno, dove una svedese coi capelli tinti di nero e la suddetta tipa coi capelli fucsia si fanno fotografare mentre si baciano dicendosi "se fossi lesbica mi innamorerei di te", per il sollazzo degli astanti che scattano decine di istantanee probabilmente destinate a finire su Facebook in un batter di ciglia. Nel frattempo il Cino-Canado-Giamaicano è completamente ubriaco ed ha la pessima idea di intrattenersi in animate discussioni con un capannello di neri che si fanno sempre più minacciosi man mano che gli argomenti di conversazione diventano più scabrosi e il politically correct viene a mancare. Mi allontano per un momento e al mio ritorno non c'è più traccia dello sventurato tranne un deposito di soda caustica sul bordo della vasca da bagno. Nel frattempo, mentre i régaz della Crazy House, eccezionalmente spintisi a più di cento metri dalla loro abitazione, trascorrono un paio d'ore seduti in disparte chiacchierando tra di loro per poi fare ritorno a casa alla spicciolata, Alibek si aggira per la festa facendo foto in continuazione senza guardare nello schermo, e dicendo "fuck that shit" ogni due secondi con il solito entusiasmo da impasticcato. Il punch è finito e le tartine pure. Io me ne vado.

1 commento:

Piddu ha detto...

Heheheh! Che bomba sto post!
Ti invidio un casino! Queste son esattamente le situazioni che amo vivere e che purtroppo mi mancano qui in Ancona....
Adè t'aggiungo su facebook così magari becco la foto delle lesbiche!
Che personaggi nella Krazy House, come farai a tornare dalla gente normale di Bolo!